Etica e deontologia dell’attività giornalistica
Quali sono i principi etici per poter svolgere al meglio la professione di giornalista?
Il diritto di tutti all’accesso alle informazioni e alle idee, ribadito nell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è alla base della missione del giornalista. La responsabilità del giornalista nei confronti del pubblico ha la precedenza su qualsiasi altre responsabilità. Il giornalismo è una professione che richiede tempo, risorse e mezzi per esercitarsi, tutti elementi essenziali per la sua indipendenza.
L’obiettivo principale dei giornalisti è garantire il diritto dei cittadini a informazioni veritiere e importanti, che consentano loro di formarsi un’impressione adeguata sui processi sociali, sulla loro essenza e importanza, sulla situazione nel mondo moderno.
Il giornalista è responsabile davanti alla società in generale, davanti alla legge e davanti all’ordine professionale. La responsabilità sociale del giornalista richiede che agisca in conformità con i suoi standard etici personali.
L’etica del mestiere implica la responsabilità permanente del giornalista per tutto ciò che fa nell’ambito dei suoi obblighi professionali.
Il giornalista deve difendere la libertà di parola, mantenere l’indipendenza dalle sue opinioni e convinzioni politiche.
Come ogni altro cittadino, il giornalista ha diritto a convinzioni politiche e di altro tipo. Tuttavia, nella sua attività professionale dovrebbe rimanere neutrale e obiettivo.
Questi rappresentano una piccola parte dei numerosi principi etici di questa professione. La teoria etica riconosce diversi principi morali e la loro applicazione alla prassi giornalistica dipende dalle scelte operate dal giornalista stesso.
Per quanto riguarda i conflitti morali, lo studioso Edmund Lambeth, ha infatti individuato cinque principi etici per poter svolgere al meglio la professione:
1. Il principio di verità
Questo incarna lo scopo principale del giornalismo, cioè quello di valutare la veridicità dei fatti. Il giornalista non deve mai falsificare le notizie, è tenuto a controllare anche tutte le informazioni nascoste e ad investigare oltre le versioni ufficiali usando i mezzi e le competenze a sua disposizione.
2. Il principio di giustizia
Si traduce in un atteggiamento di imparzialità nei confronti delle parti coinvolte nei fatti. Questa nozione è presente anche nel codice etico del giornalismo americano e rappresenta la base per un corretto esercizio della critica nei confronti del potere.
3. Il principio di libertà
Si basa sul riconoscimento della libertà di stampa e dell’indipendenza dei giornalisti dai poteri pubblici e privati e dalle pressioni del mercato e delle fonti.
4. Il principio di umanità
Comprende i “doveri” naturali. Nello specifico fa riferimento al divieto di danneggiare terze persone attraverso la diffusione delle notizie.
5. Il principio di responsabilità
Va interpretato come attitudine alla risoluzione dei conflitti. Lambeth usa il termine “stewardship” per definire il concetto secondo il quale il giornalista deve saper indirizzare verso scopi di utilità sociale tutti i valori che egli mette in moto con la sua attività.
Principi etici e Deontologia
Il termine filosofico deontologia è stato coniato da Jeremy Bentham nella prima metà del XIX secolo, con riferimento alla scienza di ciò che è vantaggioso affinché le azioni umane possano realizzare i piaceri ed evitare i dolori e che indica l’insieme dei doveri che riguardano una categoria di persone. La coscienza deontologica è connessa al linguaggio giornalistico. Il giornalista, infatti, e tanto più l’addetto stampa in quanto portavoce ufficiale dell’ente per il quale presta servizio, deve conoscere e definire con chiarezza i margini di tale discrezionalità.
In Italia i primi codici etici vengono adottati tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, da associazioni di categoria e da grandi aziende (Fiat, Eni, Agip,ecc.). Per quanto concerne il settore dell’informazione ricordiamo: il Protocollo sulla trasparenza pubblicitaria, firmato nel 1988 dalla Federazione nazionale della stampa, dall’Ordine dei giornalisti, dall’Assap (Associazione agenzie pubblicità), dalla Ferpi (Federazione italiana relazioni pubbliche) e da altre realtà del mondo della comunicazione. Nel 1990 la Carta dei diritti e dei doveri e il Patto sui diritti e sui doveri, la prima sottoscritta dai giornalisti della Rai, il secondo da quelli del quotidiano “La Repubblica”. Infine nel 1991 il Codice di comportamento approvato dai giornalisti turistici.
Per quanto riguarda invece la materia deontologica riferita in particolare agli addetti degli uffici stampa, i principali riferimenti del nostro paese sono:
- la legge n.69 del 3 febbraio 1963, che ha istituito l’Ordine professionale dei giornalisti;
Il Contratto nazionale di lavoro giornalistico, e nello specifico l’art.44 che, in riferimento al rapporto tra informazione e pubblicità, prevede che “i testi elaborati dai giornalisti collaboratori dipendenti da uffici stampa o di pubbliche relazioni devono essere pubblicati facendo seguire alla firma l’indicazione dell’organizzazione cui l’autore del testo è addetto quando trattino argomenti riferiti all’attività principale dell’interessato” (www.medialaw.it)
- la legge n.675 del 31 dicembre 1996 sulla “Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali”. In particolare l’art.25 relativo al trattamento di dati particolari nell’esercizio della professione di giornalista;
- la Carta dei doveri del giornalista, sottoscritta l’8 luglio 1993 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
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